La perfezione può essere un valore?
In un post recente ti ho parlato di perfezionismo come un “di cui” della perfezione e di quanto io lo consideri un bisogno da ascoltare, più che un nemico da combattere.
Proseguendo le mie ricerche sul tema, mi sono poi imbattuta nel TED Talk di Jon Bowers “Dovremmo mirare alla perfezione e smettere di avere paura del fallimento” che mi ha fatto riflettere molto, per questo ho scelto di tornare sull’argomento e di dirti la mia in merito all’importanza della perfezione nelle nostre vite.
La perfezione, secondo lui
Jon Bowers, manager di un centro di formazione per autisti professionisti nel settore delle consegne, definisce la perfezione come “la volontà di fare ciò che è difficile per realizzare ciò che è giusto” e durante il suo discorso ci illustra perchè tutti dovrebbero puntare alla perfezione in ciò che fanno, anche se per fare questo si rischia di incappare in fallimenti.
Personalmente, condivido il fatto che ci siano alcune situazioni in cui la perfezione è importante, in cui l’errore non è ammesso, lo sbaglio è irreparabile.
Sono quei contesti in cui la perfezione va coltivata come un valore, in cui diventa un dovere, una nostra precisa responsabilità.
Come già ti dicevo nel mio precedente post sul perfezionismo, la perfezione non va demonizzata, tutt’altro, in alcuni casi anzi va perseguita e diventa una priorità, come ci spiega bene l’autore questo di questo Talk.
Sono quei contesti in cui dalle nostre azioni dipendono (direttamente o indirettamente) vite umane, quelle in cui le nostre scelte e le nostre parole influenzano in qualche misura l’esistenza di altri.
O ancora, contesti in cui dalla nostra precisione e dalla nostra puntualità dipendono il rendimento e le prestazioni altrui.
Siamo tutti d’accordo: un medico, un avvocato penalista, un pilota d’aereo non possono assolutamente permettersi di puntare ad altro che non sia una prestazione perfetta.
Così come una consegna che spacchi il minuto o una risposta arrivata all’ora esatta in cui doveva arrivare sono il parametro di qualità di un lavoro ed è giusto che sia così.
La perfezione, secondo me
Tuttavia, c’è una parte del discorso di Bowers che non mi trova assolutamente d’accordo ed è quella in cui l’autore sostiene che accettare l’imperfezione sia una sorta di alibi per non fare del nostro meglio.
Ecco, io la penso esattamente al contrario: l’imperfezione non è il valore da coltivare per accettare standard inferiori, per porci obiettivi meno importanti e sfidanti, per accettare la “mentalità della sufficienza”, accontentandoci di “vivere al 99%”.
Per come la vedo io, l’imperfezione è l’esatto opposto: è la palestra per affrontare e accettare il fallimento, perchè se continueremo a rifiutarci di fallire, di sbagliare, di essere imperfetti, non potremo mai vivere le nostre imperfezioni come trampolino verso il miglioramento.
Secondo Bowers, accettare il fallimento significa darci una scusa per essere pigri, io credo invece che equivalga a smettere di opporre resistenza alla realtà dei fatti, smettere di sprecare energie a flagellarci perchè abbiamo sbagliato e fallito, iniziando invece a usare tutte le nostre risorse per rimboccarci le maniche.
Essere clementi con se stessi non significa darsi scuse, significa non disperdere il proprio tempo e le proprie risorse a condannarsi, vuol dire non vivere in funzione di un giudizio, ma di un obiettivo.
Accettare l’imperfezione non significa scegliere di non fare ciò che è difficile per realizzare ciò che va fatto, al contrario, vuol dirle farlo ottimizzando le proprie energie.
Come ho scritto in questo articolo, l’accettazione non è rassegnazione, nè auto indulgenza o autocommiserazione.
È accogliere ogni parte di noi, da quelle più piacevoli (come riuscire a centrare un obiettivo) e quelle meno piacevoli (come fallire).
È prendere consapevolezza di chi siamo e dei nostri limiti: e questo è il primo passo per superarli e dare il 100% di sè.
Perchè non lavorare sull’accettazione dei propri sbagli e dei propri errori, significa rimanere incagliati e allora sì che sentiremo di avere il pretesto per gettare la spugna e per vivere al 99%.
Per questo penso sia fondamentale fare un lavoro di accoglienza di sè per riuscire a imparare dalle nostre imperfezioni e in seguito riuscire a cogliere spinta a evolvere e migliorare, in virtù di un obiettivo che riterremo di valore e non perchè preda del circolo vizioso del perfezionismo.
E quel punto avremo a che fare finalmente con una motivazione e una spinta all’azione davvero forti: perchè saremo libere da sentimenti di inadeguatezza, vergogna, senso di colpa e da pensieri limitanti e saremo più orientate al risultato e consapevoli.
Tu cosa ne pensi? Avevi già visto questo TED?
La perfezione è uno dei tuoi valori?
E se vuoi riconoscere quanto ti sta condizionando l’idea della perfezione e come vivere una vita all’insegna dei tuoi valori,Compila questo questionario per candidarti a lavorarci su insieme: ti illustrerò come posso aiutarti a farlo con il mio lavoro!
Grazie, a presto
Patrizia
Ph Sean Stratton