Scopri gli “inganni della mente” che condizionano le tue scelte
La nostra mente è programmata per fare meno fatica possibile, per questo, nelle scelte di tutti i giorni, importanti o meno che siano, cerca scorciatoie per semplificarsi il lavoro.
Queste scorciatoie definite “euristiche” (dal greco heurískein, scoprire, trovare), sono strategie che ci permettono di fare ragionamenti rapidi e intuitivi , senza fatica, in maniera efficace, per far fronte al bombardamento di informazioni e stimoli che riceviamo tutti i giorni.
Tra queste strategie esistono poi quelli che si definiscono “bias cognitivi”, ovvero quegli schemi mentali basati su giudizi e pregiudizi che contribuiscono a “generare una propria realtà soggettiva, non necessariamente corrispondente all’evidenza, sviluppata sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, che porta dunque a un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio.” (Wikipedia)
Questi veri e propri errori di ragionamento ci danno l’illusione di compiere scelte basate sulla logica e la razionalità, ma al contrario, a causa di una interpretazione soggettiva delle informazioni a disposizione, non sono altro che basate su fattori inconsci e pregiudizi su questioni di cui magari non abbiamo alcuna esperienza e che ci portano a distorcere la realtà, trasformandosi in vere e proprie trappole mentali per noi.
Cadiamo così in automatismi che non ci permettono di scegliere consapevolmente e, se in generale le euristiche possono permetterci di “funzionare” se non al meglio, almeno efficacemente e rapidamente (as esempio per non passare al vaglio ogni piccolo gesto quotidiano come se lo facessimo per la prima volta), i bias sono un tipo di euristica assolutamente inefficace che si fonda su un errore di giudizio.
Con il grosso rischio di remarci contro quando dobbiamo prendere decisioni fondamentali per noi.
E questo influenza non solo le nostre scelte, ma anche il modo con cui ci relazioniamo con gli altri, traiamo conclusioni ecc.
Ecco perché saperli riconoscere o perlomeno essere coscienti della loro esistenza e di come ci condizionano, può permetterci di agire più consapevolmente o almeno di porci qualche domanda in più quando siamo di fronte a una scelta importante.
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Facciamo qualche esempio
Nel tempo sono stati individuati tantissimi bias cognitivi, sin da quando nei primi anni settanta, gli studi degli psicologi Amos Tversky e Daniel Kahneman conclusero che le persone prendono le loro decisioni basandosi su scorciatoie mentali e non solo su processi logici e razionali.
Ecco alcuni dei bias cognitivi più comuni e che più mi hanno tirato scherzi nella mia vita, vediamo se ti ci riconosci anche tu.
1.Bias di conferma
Hai presente quanto abbiamo l’impressione che tutto quanto avalli il nostro punto di vista?
Ecco, questo succede quando tendiamo a dare importanza solo alle informazioni che confermano le nostre convinzioni.
In pratica il nostro mantra diventa “Vedi che è come dicevo io?”, cerchiamo e interpretiamo le informazioni che possano dare evidenza e credibilità alle nostre idee e tendiamo a screditare o ignorare tutto ciò che invece potrebbe contraddirle.
Questo tipo di errore di ragionamento si basa sul fatto che sarebbe molto difficile per noi affrontare ed elaborare l’enorme quantità di informazioni a disposizione e per questo la nostra mente preferisce concentrarsi su qualcosa che conosce già.
Per questo, anche nella scelta delle persone che frequentiamo, spesso preferiamo chi la pensa come noi ed è d’accordo con le nostre idee o, in generale, prediligiamo i punti di vista che confermano il nostro modo di vedere le cose.
2. Bias di gruppo
Ti è mai successo di partecipare a un gioco a squadre (o di trovarti in team di lavoro in competizione tra loro) e di attribuire il successo del gruppo di tua appartenenza alla bravura e competenza dei singoli membri, associando invece l’eventuale vittoria degli antagonisti a fattori indipendenti dalle qualità delle persone che ne facevano parte (fortuna, preferenze, ecc…)?
Con questo favoritismo di gruppo tendiamo a preferire le persone appartenenti alla nostra cerchia, a ritenerle migliori e a giudicare negativamente quelle estranee al gruppo, anche se lo conosciamo poco o per nulla.
Con il rischio di arrivare a una vera e propria intransigenza di pensiero (e questo può coinvolgere qualsiasi fattore di riconoscibilità del gruppo, da una ideologia, a un modo di vestire o di mangiare, dal colore della pelle alla squadra per cui si tifa.)
La nostra identità passa anche per l’appartenenza al gruppo, per questo motivo tendiamo a sopravvalutarne le caratteristiche e a difenderne i confini e a criticare chi invece sta fuori.
3. Ancoraggio
Definito anche trappola della relatività: quando dobbiamo prendere una decisione ci basiamo spesso su un numero molto limitato di informazioni, nello specifico alle prime di cui entriamo in possesso.
Ci ancoriamo quindi su un dato che poi utilizziamo come termine di paragone per fare le nostre valutazioni e questo spesso ci convince di aver fatto ottimi affari durante i nostri acquisti o di aver spuntato le condizioni migliori in una trattativa, quando in realtà non abbiamo osservato la situazione in termini assoluti, ma relativi.
Nelle contrattazioni, infatti, chi fa la prima mossa è nettamente in vantaggio perchè la sua proposta diventerà l'”àncora” di tutta la negoziazione.
Provare per credere!
4. Bias della negatività
Siamo attratti prevalentemente dalle notizie spiacevoli e negative a cui diamo una maggiore rilevanza a e credibilità rispetto a quelle piacevoli e positive.
Se questo è stato funzionale in passato perché ci ha permesso di sopravvivere e di sfuggire ai pericoli, questa iper attenzione agli stimoli negativi è diventata un automatismo radicato anche quando ha smesso di avere effettiva utilità per la nostra sicurezza.
È questo bias che ad esempio ci porta a notare maggiormente gli atteggiamenti “sgradevoli” degli altri nei nostri confronti, o a dare una maggiore importanza ai nostri insuccessi anziché ai traguardi raggiunti.
Ecco perchè, ad esempio, è fondamentale riconoscerlo per non incappare in un meccanismo che ci porta a un senso di insoddisfazione e inadeguatezza costanti.
5. Fallacia dello scommettitore
In pratica, se un evento ci è già accaduto riteniamo sia impossibile (o molto poco probabile) che ci accada di nuovo.
In questo modo diamo a un evento passato il potere di determinare la possibilità di verificarsi di un evento futuro come se tra i due fatti ci fosse una reale correlazione.
Qualche esempio?
“Ho già preso il raffreddoil mese scorso, non posso prenderlo anche questo mese!”, “Quel numero alla lotteria è già uscito, non uscirà di nuovo!”.
6. Eccesso di fiducia
Crediamo di avere informazioni migliori, più precise e rilevanti di quelle possedute da altri e questo è legato ad un eccesso di fiducia nella nostra capacità di giudizio.
Succede ad esempio quando spingiamo il piede sull’acceleratore convinti di essere guidatori provetti o quando sopravvalutiamo le nostre conoscenze e non ci prepariamo a dovere per un esame o un lavoro, o ancora quando siamo convinti di essere una risorsa insostituibile in ufficio e per questo ci prendiamo delle libertà nella certezza di potercelo permettere perché quel posto senza di noi potrebbe chiudere!
Ti è mai successo?
7. Effetto carrozzone
Direttamente collegato al detto inglese “jump on the bandwagon” (saltare sul carro della banda musicale), questo bias indica la tendenza a voler condividere il successo (o la posizione vantaggiosa) della massa nel tentativo di omologarsi a ciò che pensa la maggioranza delle persone.
Questo però ci porta ad adattarci ai valori e alle scelte degli altri, abbandonando il nostro modo di essere e tradendo ciò in cui crediamo, pur di far parte del gruppo.
8. Effetto galatea
Funziona così: le nostre credenze in merito alle nostre capacità e le aspettative che abbiamo su di noi influenzano in modo determinante le nostre prestazioni.
Un po’ come una profezia che si auto avvera, le convinzioni che abbiamo su di noi (o degli altri, figli, dipendenti, collaboratori sulla cui crescita personale o professionale abbiamo una certa influenza) gettano le basi per ciò che sarà la realtà a tutti gli effetti.
La convinzione di una nostra mancata capacità, con relativa scarsa autostima e sfiducia nella possibilità di farcela, è particolarmente rischiosa perché ci porterà inesorabilmente all’insuccesso – che, a sua volta, continuerà ad alimentare le nostre insicurezze in un circorlo vizioso.
Ecco uno dei motivi per cui è importante prendersi cura della propria autostima e credere nel proprio valore!
Per approfondire: comincia da un libro e un Ted Talk
Gli studi autorevoli e le pubblicazioni (anche online) sulle euristiche e i bias cognitivi sono tantissimi: in questo post voglio segnalarti due approfondimenti che ho apprezzato particolarmente, grazie a esempi pratici applicabili alla vita di tutti i giorni.
Nel libro “L’arte di pensare chiaro”, l’imprenditore Rolf Dobelli, fondatore dell’ accademia per lo studio dei processi decisionali Ccademy, ci propone consigli per riconoscere questi errori di ragionamento (nostri o degli altri) e riuscire a prendere decisioni efficaci basandosi su una maggiore chiarezza.
Nel suo manuale, Dobelli passa al setaccio una cinquantina di illusioni cognitive che adottiamo continuamente: una vera e propria incursione nella nostra mente con esempi pratici e concreti, ricchi di suggerimenti utili per individuarne i meccanismi e usarli a nostro favore.
Nel Ted Talk “Abbiamo il controllo delle nostre decisioni?”, Dan Ariely, professore di psicologia e di economia comportamentale, ci dimostra che la convinzione di prendere le nostre decisioni in maniera logica e razionale è, a tutti gli effetti, un’illusione.
Ed è proprio questa convinzione a guidare erroneamente le nostre scelte, anzi a decidere per noi.
Cosa ne pensi? Eri a conoscenza di questi meccanismi?
Ce n’è qualcuno in particolare in cui ti riconosci?
Fammelo sapere nei commenti!
E se vuoi imparare a conoscerti per meglio per compiere scelte più consapevoli, partecipa a “Scopri chi sei”, il percorso via email in regalo per te che vuoi capire chi sei davvero (abbandonando chi pensi di dover essere).
Si comincia con la prima email il 10 febbraio: clicca qui per partecipare!
Grazie, a presto!
Patrizia
Ph Hans Peter Gaustesu Unsplash